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Dal MIUR 500 milioni di euro per l’edilizia scolastica

Pronti dal MIUR 500 milioni di euro per l’edilizia scolastica. Finalmente si intravede la luce infondo al tunnel, vissuto dai cittadini italiani. Spesso la nostra redazione ha sottolineato la grave condizione in cui versano gli edifici scolastici italiani. Troppe volte abbiamo assistito a chiusure forzate a causa di mal tempo e ad incidenti. Questa somma, proveniente dai fondi del NextGeneretionEU, serve a dare impulso al recupero del patrimonio esistente e alla demolizione, con conseguenziale ricostruzione, dei plessi fatiscenti. La somma verrà ripartita con criteri stabiliti dalla conferenza delle Regioni in base alla popolazione giovane e alle necessità urgenti.

Questi 500 milioni di euro per l’edilizia scolastica saranno assegnati agli enti locali a seguito della presentazione di progetti esecutivi ed immediatamente cantierabili. Dovranno riguardare l’adeguamento sismico e l’efficientamento energetico oppure la realizzazione ex novo di nuovi plessi. Il tutto dovrà essere completato entro il 2022, il cui importo dovrà essere sempre inferiore alla soglia comunitaria, tranne che per nuova costruzione. La Lombardia, la Campania e la Sicilia sul podio per risorse ricevute.

I 500 milioni per l’edilizia scolastica sono sufficienti?

Il ministro del MIUR Bianchi ha stanziato questa somma secondo il cronoprogramma dei lavori consegnato all’Unione Europea. A questi, nei prossimi mesi, si aggiungeranno ulteriori somme per completare il piano di riqualificazione dell’edilizia scolastica italiana. Le somme stanziate saranno, come da prassi, consegnate nella percentuale del 90% all’atto dell’aggiudicazione dell’appalto, con possibilità di anticipare il 20%. Il restante 10% sarà attribuito a seguito del collaudo finale dell’opera. Il monitoraggio è quello sancito da legge fa riferimento al Ministero dell’istruzione stesso.

In questi giorni di ripartenza per le attività scolastiche, in cui l’apprensione per i contagi tra i banchi fa da padrona, si parla sempre di più della necessità di far fronte alla carenza di spazi. Tra tamponi salivari e green pass molte sono le soluzioni proposte per garantire la tanta agognata continuità didattica mai garantita degli scorsi due anni. Anche se troppo tardi, gli investimenti sull’edilizia scolastica iniziano ad arrivare mantenendo fede alle promesse fatte. Ma tutto ciò basta? La vera sfida sono soprattutto i grandi plessi delle scuole secondarie di secondo grado, ovvero le “superiori”. Nel Sud Italia soprattutto, risiedono in grandi complessi monastici riconvertiti o in antichi palazzi municipali, per nulla adatti alle nuove sfide che l’istruzione deve affrontare.

Il nuovo protocollo anti-covid e le classi pollaio

Le richieste restano le medesime dello scorso anno. Distanziamento sociale di minimo 1m tra gli alunni, uso continuato e obbligatorio della mascherina e distanza dalla cattedra del docente di almeno 2m. E’ obbligatoria l’areazione della classe durante la lezione, anche con sistemi meccanici se presenti. Per far fronte all’emergenza saranno indetti dei bandi per l’assunzione di personale ATA a tempo determinato. A causa della distanza tra i banchi si vedono anche classi con soli 10 alunni o meno. I 500 milioni di euro per l’edilizia scolastica serviranno per il futuro, le difficoltà sono nel presente.

Intanto il ministro interviene così alla conferenza stampa: “i 7 milioni di studenti delle scuole statali, più quelli delle paritarie, troveranno la scuola in presenza perché la scuola è in presenza, una scuola che non ha chiuso in estate ma ha sperimentato con i laboratori.“.

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Marcello Raiano