La sala di Bona non è conosciuta dai più ma risulta una sala speciale soprattutto per gli addetti ai lavori e per gli appassionati più esperti ed attenti. Attualmente non è all’interno del percorso di visita museale seppur comunicante con la più famosa e rinomata sala Bianca. Oggi grazie soprattutto ad ingenti donazioni di alcune associazioni come Friends of the Uffizi Galleries ed in particolare alla filantropa statunitense Veronica Atkins è possibile aprire per la prima volta la bellissima sala. Grazie soprattutto agli esperti restauratori che hanno concluso davvero un capolavoro, hanno ridato vita nuova alla sala di Bona.
All’interno di Palazzo Pitti la sala di Bona rappresenta uno speciale spazio di rappresentanza della casata dei Medici; la sala che confina con quella cosiddetta Bianca era comunicante ma nell’attuale percorso non erano entrambe aperte al pubblico; finalmente il percorso museale sarà arricchito. Menzione speciale a VeronicaAtkins che destinando oltre un milione di euro al museo ha sostenuto non solo questa attività ma anche il restauro di un ciclo di Arazzi, gli Arazzi dei Valois appartenenti ai Medici. La filantropa ha anche permesso di dare alla luce un pianoforte da concerto; custodito nel palazzo è uno dei migliori esemplari di pianoforte da concerto presenti in commercio.
La sala prima del restauro versava in una condizione di abbandono. La presenza di patine giallastre è il risultato di precedenti restauri non propriamente finiti bene; le pareti inoltre presentavano estesi danni, causati da diffuse lesioni, presenti anche distacchi di intonaci e cadute di colore. Il ciclo di affreschi è opera di Bernardo Poccetti, sono circa 540 metri quadrati di pareti affascinanti e pregne di storia; la sala è caratterizzazione di un progetto tardo manierista fiorentino voluto dall’artista stesso su commissione Medicea. Finalmente la sala può essere visitata. Il restauro è a carico dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze che ha potuto recuperare stabilità strutturale della sala, equilibrio artistico, luminosità e fascino storico delle pitture.
Le tecniche avanzate che sono state utilizzate per ridare luce alla sala sono molteplici: indagini termografiche; utilizzo di strumentazioni georadar; campagne fotografiche nelle diverse bande dello spettro elettromagnetico; analisi chimico fisiche della composizione dei muri. Le attente operazioni di restauro sono state condotte dalla direzione di Cecilia Frosinini e Renata Pintus, da una squadra di restauratori esperti sotto la guida di Mariarosa Lanfranchi e Paola Ilaria Mariotti.
Gli affreschi che ornano la sala sono di grandissimo pregio. Finalmente oggi è possibile ammirare il ciclo pittorico che raffigura alcune importanti imprese del regno di Ferdinando I, politica estera ed interna. Bellissime scene militari tra le più celebri in Algeria e Grecia. Sono rappresentate bellissime vedute, come quella del porto di Livorno, vedute del fiume Arno e del Mar Tirreno.
Al tempo i visitatori che ammiravano le pitture raffigurate dovevano restare esterrefatti dalla magnificenza dei Medici ed adorare le imprese della casata; prima che si aspettava di ricevere il Granduca era quasi dovere alzare lo sguardo e scrutare le imprese. La Sala era di fatto un’anticamera, significativamente appartenente ai cosiddetti “appartamenti dei principi stranieri”.
Anche gli arazzi che sono accolti in Palazzo Pitti hanno un’età di quasi quattro secoli; sono otto arazzi di manifattura pura fiamminga, commissionati nel 1575 da Caterina de’ Medici, vedova del Re francese Enrico II.
Tutto il lavoro di restauro e recupero di una grande memoria storica è stato possibile grazie alle specialiste Costanza Perrone Da Zara e Claudia Beyer sotto la supervisione della curatrice degli Arazzi delle Gallerie Alessandra Griffo: ricuciture, lavaggi e reintegrazioni hanno riportato alla luce i dettagli delle scene, feste, giochi ed eventi alla corte di Luigi IX e Enrico III di Francia. Un vero spettacolo. Hanno restituito dignità e fascino a delle opere che il tempo aveva reso logore ma che lo stesso tempo le ha rese celebri e famose, ma da oggi anche visitabili.