Home » Materiali » Pneumatici fuori uso: cosa sono e come sono reimpiegati?

Pneumatici fuori uso: cosa sono e come sono reimpiegati?

Avete mai sentito parlare di PFU, o meglio, di Pneumatici Fuori Uso? Perché oggi sono così studiati e dibattuti? Secondo uno studio approvato dalla Global Conference on Sustainable Manufacturing, in media ciascuna persona sulla Terra ha un nuovo pneumatico ogni 5 anni, ciò ha portato nel 2016 a raggiungere la produzione di ben 1,53 miliardi di pezzi che prima o poi, giungono a fine vita.

Negli ultimi anni si parla spesso di quanto sia inquinante il loro tradizionale smaltimento a causa delle emissioni di CO2 dai fumi di combustione, così nel corso del tempo sono stati sviluppati metodi con cui recuperarli diversamente.

pneumatici

Essi possono essere reimpiegati nell’ingegneria civile e in edilizia, offrendo sia una soluzione al problema dell’accumulo di grandi quantità di rifiuti, ma anche materie prime seconde (MPS) di qualità, ovvero materiali di riciclo che diventano nuove fonti per generare prodotti.

Cosa sono esattamente gli Pneumatici Fuori Uso (PFU)?

Il regolamento n. 82 del 2011 in materia ambientale definisce gli pneumatici come “componenti delle ruote dei veicoli costituiti da un involucro prevalentemente in gomma e destinati a contenere aria in pressione”.

Quando in qualunque momento della propria vita non assolvono più alla funzione per cui sono stati progettati diventano fuori uso; rifiuti di categoria speciale destinati al recupero o allo smaltimento.

Che fine fanno gli pneumatici dopo il loro iniziale utilizzo?

In Italia, il decreto, già citato, dell’11 aprile 2011, disciplina “la gestione dei PFU al fine di ottimizzarne il recupero, prevenirne la formazione e proteggere l’ambiente”. In base al regolamento, i produttori e gli importatori di pneumatici hanno due strade alternative:

  • Recupero: l’alto potere calorifico dei materiali dei PFU consente di impiegarli per produrre energia in impianti adatti, in particolare cementifici;
  • Riciclaggio: gli pneumatici sono sottoposti a varie fasi di macinazione meccanica in cui si separano i componenti quali gomma (naturale e sintetiche), acciaio e fibra tessile, per poi generare nuove materie prime (MPS) come cippato (20-50mm), granulato (0,8-20 mm) e polverino (< 0,8 mm).

È importante specificare che la produzione di polverino di gomma non produce fumi dannosi perché non viene raggiunta la temperatura di combustione della gomma ma solo quella di fusione.

Inoltre, ricreare altri pneumatici riciclati a partire dai materiali ricavati è molto difficile poiché gli elastomeri di cui si compongono sono molto sensibili alle eventuali impurità della miscela, generata nel processo di riciclaggio. Perciò, i materiali risultanti sono reinseriti nel mercato con altre forme e destinazioni. Osserviamone alcune!

Contro l’inquinamento acustico in città: asfalti “silenziosi”

Tra le prime e più diffuse applicazioni del polverino di gomma da PFU vi è il manto stradale. In base alla percentuale di polverino introdotta nella miscela bituminosa (% in peso nella curva granulometrica) nascono vari tipi di asfalti modificati, usati a seconda della resistenza ed elasticità necessarie all’utilizzo.

Il vantaggio più evidente si trova nella riduzione dell’inquinamento acustico fino a 5 dB(A): nei centri urbani i rumori da traffico sono, infatti, una delle maggiori cause di disturbo della quiete pubblica e la presenza della gomma favorisce l’abbattimento acustico alla fonte.

Inoltre, questi asfalti consentono una migliore aderenza delle ruote dei veicoli su strada, aumentando il comfort e la sicurezza di guida, oltre alla durabilità dell’asfalto e degli pneumatici dei veicoli.

È interessante constatare che si tratta di una tecnologia relativamente datata, nata in USA negli anni ‘60, inizialmente per far fronte alle fessurazioni dei manti stradali causate da sbalzi termici. Un fondo stradale di questo tipo, infatti, migliora anche le proprietà meccaniche e termiche della superficie grazie alle qualità elastiche del materiale.

E allora è lecito chiedersi: come mai questa nuova miscela del manto non sostituisce quella tradizionale in tutti i casi? Purtroppo, i prodotti petroliferi con cui si ricava il manto bituminoso classico hanno un costo minore del polverino di gomma, che pur essendo un materiale riciclato richiede i costi di trattamento industriale. Per questo e per la tipica mentalità restìa ai cambiamenti il bitume convenzionale è ancora impiegato, nonostante le evidenti prestazioni inferiori e il più alto impatto ambientale.

I benefici apportati da questi asfalti superano i costi iniziali più alti, anche semplicemente a livello ambientale; infatti, si attesta che l’utilizzo di conglomerati bituminosi asphalt rubber permette il riutilizzo, in media, di 4000 pneumatici per chilometro, in una strada larga 12 metri e con uno spessore di 5 cm.

Sicurezza per tutti: pavimenti di gomma?

L’elasticità della gomma consente al materiale di avere un’elevata capacità di assorbimento degli urti, per questo i prodotti riciclati dai PFU possono essere riutilizzati non solo per le strade, ma anche per la realizzazione di pavimentazioni antitrauma di aree sportive, zone ricreative per bambini, ospedali e centri di riabilitazione motoria.

Le normative europee hanno favorito la diffusione di questo tipo di pavimentazioni; in particolare la legge UNI EN 1177:2008 ne prescrive l’obbligo nelle aree gioco per le strutture con altezza di caduta maggiore di 60 cm, precisando l’assenza di parti sporgenti o pericolose. Si dimostra, infatti, che questi materiali possono ridurre del 75% il rischio di lesioni gravi da caduta.

Il granulato da PFU ha, inoltre, buone capacità drenanti, il che favorisce lo smaltimento dell’acqua piovana e conferma le qualità antiscivolo e anticaduta già presenti.

Anche dove non si vede: malte leggere e isolanti

Ora ci chiediamo: la gomma da PFU ha spazio nelle costruzioni edilizie vere e proprie, oltre l’urbanistica e le infrastrutture? Sono state effettuate numerose sperimentazioni nel confezionamento di conglomerati cementizi alternativi introducendo il polverino di gomma in diverse dimensioni e percentuali al posto dei convenzionali aggregati di sabbia o pietrisco.

Si osserva, in termini generali, che allo stato fresco il comportamento della miscela appare più fluido, migliorandone la lavorabilità a parità di rapporto acqua/cemento, con una classe di consistenza di tipo S4 fino a S5 all’aumentare della percentuale di polverino nel mix; inoltre il conglomerato risulta più leggero rispetto a quello tradizionale grazie al minor peso specifico della gomma rispetto alla sabbia; tuttavia, gli esperimenti sui provini induriti a 7 e 28 giorni di stagionatura dimostrano che la gomma riduce le capacità di resistenza meccanica a compressione, ma a una maggiore percentuale di gomma nella miscela corrispondono maggiori deformazioni sotto sforzo, quindi i provini assumono un comportamento di tipo duttile, mostrando una buona dissipazione di energia, al contrario dei conglomerati tradizionali che sono invece fragili, ovvero giungono a rottura senza segni premonitori di deformazione. Ciò ne aumenta la durata, in quanto il materiale finale è più elastico.

Oltre a quanto detto, in termini di durabilità, gli esperimenti sui provini hanno dimostrato che la gomma è ininfluente in caso di forti escursioni termiche, ma rende il provino più vulnerabile agli attacchi di ioni solfato e più resistente, invece, alla penetrazione di ioni cloruro per percentuali di gomma sotto il 60%, grazie il minore rapporto acqua/cemento che riduce la porosità. La gomma, infine, conferisce alla miscela un buon isolamento termico e acustico per le sue capacità intrinseche già discusse.

Date queste premesse, si deduce che i ricavati del PFU sono un’ottima scelta ecosostenibile in edilizia per applicazioni non strutturali, avendo anche il vantaggio di gravare meno sulle strutture sottostanti, rispetto ai materiali tradizionali. Esempi sono massetti isolanti, malte per muri di tamponamento o murature leggere, ma il solo polverino può anche generare materiali di riempimento, materassini antirumore nei solai o nelle pareti o prodotti antivibranti per le fondazioni degli edifici; tutto ciò è impiegabile anche in ambienti con forti escursioni termiche e con ioni cloruro.

Cosa c’è oltre l’edilizia? Oggetti di design e arredi urbani

La spendibilità della gomma derivante da PFU è potenzialmente infinita. Il catalogo del portale MATREC, primo riferimento italiano dei prodotti da PFU, ci mostra come essa può essere impiegata per qualunque tipo di oggetto in ogni ambito: dalla moda con giacche, abbigliamento intimo, suole di ciabatte, borse o persino gioielli; per giungere a elementi di arredo e design per esterni e interni come portaombrelli, fioriere, tappetini d’ingresso, lampade da tavolo, poltrone, tavolini da caffè, bacheche, fino ad espandersi all’arredo urbano con sedute per esterni, dissuasori per camminamento, rifiniture di parchi e giardini, tavoli da picnic e un elenco interminabile di altri oggetti nei settori più vari che fanno di questo materiale la nuova frontiera dell’economia circolare.

A cura di Giulia Capozza.