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Ponte sullo Stretto di Messina e la soluzione degli antichi romani: leggenda o realtà?

Sulla base di alcuni racconti giunti fino a noi da studiosi greci e latini, ben tre secoli prima dell’avvento di Cristo il popolo romano ha costruito il primo e finora unico collegamento stabile nello Stretto di Messina

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Il Ponte sullo Stretto di Messina: bastano queste poche parole per entrare in una dimensione di incertezza e dubbio che va avanti da decenni, addirittura da secoli. Un annoso problema che sembra non riuscire a trovare una soluzione certa e definitiva, perdendosi fra opinioni discordanti, dedali burocratici, dubbi economici e perplessità dal punto di vista tecnico – realizzativo.

Eppure, sembrerebbe proprio che qualcuno che  abbia realizzato il Ponte sullo Stretto di Messina ci sia. O meglio ci sia stato, perché bisogna ritornare indietro nel tempo, e di parecchio tempo, per risalire alla storia (o leggenda?) di quello che ad oggi risulta l’unico collegamento fra Calabria e Sicilia mai realizzato.

Protagonisti di questa incredibile opera sono gli antichi romani, popolo dalla proverbiale e rinomata abilità tecnica e ingegneristica. Non stupisce che siano proprio loro gli artefici della realizzazione di un’infrastruttura complessa e di notevole estensione. Sono tante infatti le opere d’arte di retaggio romano arrivate fino ai giorni nostri, come il Colosseo, l’Acquedotto spagnolo di Segovia o il Pont Du Gard in Francia.

Prepariamoci a riavvolgere i nastri della storia, in un racconto dai labili confini fra realtà e leggenda!

La genesi del Ponte sullo Stretto di Messina romano

Ponte sullo Stretto di Messina
Ricostruzione ipotetica del Ponte sullo Stretto di Messina romano. Credits: Flipped Prof

La storia di quest’incredibile opera, stando a quanto giunto fino a noi, risale addirittura al III secolo prima dell’avvento del Messia, precisamente al 251 a. C. L’Impero romano, che spadroneggia in lungo e in largo in Europa, Nord Africa e Medio Oriente, ha appena sconfitto Cartagine nella Prima delle tre Guerre Puniche grazie alle gesta del console Lucio Cecilio Metello. La vittoria romana, avvenuta nella città di Palermo, lascia loro in eredità, oltre al prestigio della vittoria contro un temibile avversario e all’egemonia marittima sul Mediterraneo, anche un bottino di guerra non indifferente fra cui svariate decine di elefanti da guerra appartenuti ai ranghi del comandante cartaginese Asdrubale.

L’impero punico era infatti famoso per annoverare fra le sue fila questi potenti e massivi animali durante le guerre. Celeberrimo in questo senso è l’attraversamento delle Alpi da parte del generale Annibale durante la Seconda Guerra Punica. Stante anche l’elevata presenza di questi animali nel continente africano, i cartaginesi allevavano gli esemplari maschi fin da cuccioli per renderli dei “carri armati” dell’epoca.

Una bella eredità, che però presenta un problema tecnico-logistico non di poco conto: come portare a Roma quest’esercito di pachidermi, senz’altro utile ma anche ingombrante e pesante? I romani, da buon popolo pragmatico, mettono in atto un’altra prova della loro incredibile abilità ingegneristica. Progettano e realizzando a tempo di record quello che ad oggi è l’unico collegamento stabile fra Sicilia e Calabria mai realizzato.

Procedono infatti alla costruzione di un ponte di barche, che copre interamente i circa 3 km che separano la maggiore isola italiana dalla terraferma fra le città di Messina (allora chiamata Messana) e Reggio Calabria (nota ai tempi come Regium Iulium). Evitano così di impiegare gran parte della flotta navale per questo trasporto eccezionale.

La struttura del Ponte sullo Stretto di Messina romano

Ponte sullo Stretto di Messina
Possibile struttura del Ponte sullo Stretto di Messina romano. Credits: Flipped Prof

Come detto all’inizio di questo racconto, la distinzione fra realtà effettiva e leggenda è assolutamente sottile. Se di prove tangibili dell’esistenza del ponte arrivate fino ai giorni nostri ovviamente non ce ne sono, altrettanto non si può dire delle trascrizioni storiche. A cavallo fra I secolo a. C. e I secolo d. C., infatti, il geografo greco Strabone e lo scrittore-filosofo Plinio il Vecchio (nel suo trattato “Naturalis Historia”) raccontano la storia del Ponte sullo Stretto di Messina dell’impero romano.

Stando alle fonti sopra citate, il ponte galleggiante poggiava su barche e botti vuote collegate a coppie (in modo da non toccarsi fra loro) alternate fra di loro. Le barche impiegate erano presumibilmente del tipo bireme dallo scafo piuttosto sottile e snello e lunghe abbastanza per poter costruire un impalcato di sufficiente larghezza per il transito degli elefanti. Impalcato costituito da solide tavole di legno, sopra le quali veniva steso uno strato di terra per appesantire la struttura e per pareggiare eventuali dislivelli. Ai lati dell’impalcato trovavano luogo due parapetti, aventi funzione di sicurezza e strutturale per l’irrigidimento dell’impalcato.

La struttura risulta solida e robusta in maniera sufficiente ad assolvere alla perfezione il compito per cui è stata realizzata. Gli elefanti da guerra e tutto il resto del bottino cartaginese arrivano senza troppi problemi sulla terraferma, al di là dello Stretto di Messina.

Pro e contro del ponte romano

Ponte sullo Stretto di Messina
Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina vedra mai un lieto fine? Credits: LiveUniCT

L’opera, costruita con l’intento di portare a termine il trasporto eccezionale detto prima, non viene poi smantellata. Anzi, la stessa a quanto pare viene utilizzata a più riprese per il trasporto di truppe e merci da e per la Sicilia, recando notevoli vantaggi temporali e logistici negli spostamenti. Parallelamente ai vantaggi derivanti dalla presenza di questo ponte, vi sono anche dei contro che ne hanno contraddistinto l’esistenza.

Primo fra tutti, la presenza del ponte funge da ostacolo fisico alla navigazione dello Stretto di Messina. Ciò costringeva le navi a circumnavigare l’isola siciliana lungo la parte occidentale ed allungando quindi i tempi di viaggio di queste rotte. In secondo luogo, una politica manutentiva dell’opera figlia di tempi decisamente più moderni e, quindi, non propria di un periodo risalente ad oltre venti secoli fa. Dopo la realizzazione i romani lasciano il ponte al proprio destino, e complice l’utilizzo da una parte e l’incessante azione dei forti moti ondosi dopo qualche mese la sue fine è già scritta. Le mareggiate lo distruggono inesorabilmente, cancellando l’unica opera umana di collegamento stabile lungo lo Stretto di Messina.

Secoli e secoli dopo si dibatte ancora sulla fattibilità realizzativa di un’opera che, agli occhi di tanti, sarebbe estremamente importante dal punto di vista strategico. In una tematica sempre attuale, che ciclicamente ad ogni nuova tappa vede contrapporsi questioni di impraticabilità tecniche ed economiche (dai problemi derivanti dalle azioni strutturali agli ingenti finanziamenti necessari). La “semplice” soluzione romana potrebbe rimanere un black swan ancora per tanto tempo…

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