Covid-19

Progetto CURA: container per l’emergenza sanitaria

La pandemia COVID-19 sta mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale. Il problema principale che sta mettendo in crisi molti ospedali è che i posti in terapia intensiva sono veramente pochi e i tempi per aumentare il numero di posti per i malati di coronavirus sono ristretti. Pertanto, diventa necessario individuare delle soluzioni rapide che possano consentire il ricovero dei contagiati e permettere ai medici di curarli. Come abbiamo già visto l’ospedale San Raffaele di Milano è riuscito ad aumentare il numero di posti in terapia intensiva riconvertendo una palestra del CUS Milano in reparto ospedaliero. Un’altra soluzione viene fornita da un team internazionale di ingegneri, architetti, medici ed esperti militari che hanno concentrato i loro sforzi nel progetto CURA. Si tratta di un progetto open source in via di sviluppo a Milano grazie al sostegno di UniCredit.

Il progetto CURA (Connected Units fo respiratory Aliments) per l’emergenza sanitaria consiste nell’utilizzo di container riconvertiti per creare stanze di biocontenimento trasportabili ovunque, consentendo di fronteggiare la carenza di posti nelle terapie intensive degli ospedali. Tra gli ideatori dell’iniziativa per la realizzazione dell’unità di terapia intensiva modulare figurano CRA-Carlo Ratti Associati e Italo Rota.

Carlo Ratti insieme ad Italo Rota. Ph: italyexpo2020.almastage.com

L’idea

Ph: robbreport.com

Come visto nell’articolo sull’ospedale di Wuhan costruito in soli 10 giorni, i progettisti sfidano le tempistiche di realizzazione di una struttura sanitaria adeguata a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Oggi la scelta più idonea che consente di raggiungere questo obbiettivo è quello di utilizzare moduli prefabbricati da posizionare direttamente in sito. L’architetto Carlo Ratti del MIT di Boston spiega cosa sono i pods CURA per l’emergenza sanitaria: 

“Durerà a lungo e arriverà negli Stati Uniti come in Italia. Lo dice la matematica. La soluzione oltre alla quarantena, è costruire in fretta reparti volanti di terapia intensiva dove poter curare chi si ammala seriamente e dare il tempo alla scienza di trovare un farmaco. Non un ospedale da campo. Un container, con due posti letto perfettamente attrezzati e pressione negativa, con una pompa che purifichi l’aria, in modo da evitare che il personale sanitario venga contagiato come avvenuto in Italia. Rispetto a riadattare un edificio esistente è più sicuro per chi ci lavora; rispetto a farne uno nuovo, ci vuole meno tempo e costa meno; e rispetto ad un ospedale da campo è più efficiente e lo puoi trasportare dove serve”. Carlo Ratti a La Repubblica

Ph: digitalic.it

Il modulo CURA

Il progetto si basa sull’utilizzo di container riconvertiti per creare stanze di biocontenimento, ovvero stanze dotate di un sistema a pressione negativa che consente di proteggere gli operatori dal contagio. Ogni modulo CURA per l’emergenza sanitaria consiste in un’unità compatta di terapia intensiva per due pazienti affetti da malattie respiratorie. I due pazienti vengono ricoverati in un ambiente di 6 per 2,5 metri attrezzata di tutto l’occorrente per poter ricevere le giuste cure dai medici specializzati.

Spaccato assonometrico modulo ICU. Ph: digitalic.it

Ogni container può funzionare come singola unità o essere collegata tramite una struttura gonfiabile alle altre unità per poter ottenere configurazioni multiple. Le configurazioni multiple possono passare facilmente da 4 a 40 posti letto ed ogni unità è indipendente dalle altre. Le unità potrebbero essere posizionate in prossimità degli ospedali, come ad esempio nelle aree di parcheggio, oppure potrebbero persino essere utilizzate per creare infrastrutture autonome se necessario.

Pianta modulo ICU. Ph: treehugger.com

Camera a pressione negativa

Le camere a pressione negativa sono quelle dotate di un sistema di contenimento/isolamento mobile. I moduli sono realizzati nel rispetto delle esigenze operative e gli standard di sicurezza per le ICU, Intensive Care Units. Il funzionamento a pressione negativa consente di garantire il biocontenimento delle fasi epidemiche. Di conseguenza, si riesce ad evitare che l’aria interna possa contaminare quella esterna e favorire il diffondersi di un patogeno contagioso come il Sars-Cov-2. La camera ha una pressione inferiore rispetto a quelle contigue e nel momento in cui si hanno porte o finestre aperte si ha un brusco spostamento d’aria al suo interno.

Ph: archiportale.com
Published by
Lorenzo Iaconinoto