Venerdì 9 luglio Torre Annunziata e l’Italia intera è stata svegliata dal boato di una antica palazzina improvvisamente crollata. Nel crollo hanno perso la vita 8 persone, che mai avrebbero pensato che la loro casa, simbolo per eccellenza della quotidianità, potesse sbriciolarsi sotto i loro piedi. Ancora oggi, a distanza di più di due settimane, la causa del crollo non è nota, anche se sono fortemente sotto accusa i lavori di ristrutturazione che erano in corso al primo e al secondo piano della palazzina.
Il crollo di questa palazzina è il risultato esatto di quello che il nostro Paese ha vissuto dal boom economico fino ad oggi, ovvero di una speculazione edilizia spaventosa e che non si è fermata davanti a niente, anzi aggravata negli anni da una serie senza senso di leggi, decreti, sanatorie e regolamentazioni riguardati l’edilizia, spesso completamente in disaccordo tra di loro, che hanno avuto il solo merito di creare confusione nei riguardi della materia. Il risultato di tutte queste leggi ha portato a una serie infinita di condoni, che oggi malediciamo e piangiamo quando le nostre città si inondano per le alluvioni e vengono rase al suolo dai terremoti e in cui costantemente perdono la vita tante persone: si è costruito in ogni luogo, si è cementificata tutta la nostra terra, non lasciando neanche un metro quadro disponibile, sfuggendo alla legge nelle maniere più innovative, e semplicemente costruendo dove non si poteva. Oggi la terra grida vendetta, e le palazzine tirate su dove non dovevano logicamente crollano.
Perché quella di Torre Annunziata era una palazzina che sembrava una sfida alla sicurezza, alla fisica, e alla logica. Cinque piani, quattro più attico gentilmente aggiunto a posteriori, direttamente a picco sulla linea ferroviaria Napoli-Salerno, ed affacciata sulla litoranea Marconi. Oggi c’è l’obbligo di costruire a 60 metri minimo dai binari. Nel 1955, quando fu realizzata, si poteva fare di tutto, e così è stato fatto. La palazzina, con strutture portanti in tufo e solai in cemento armato, era messa male da tempo, tremava al passaggio dei treni, e sicuramente le vibrazioni hanno collaborato all’indebolimento della struttura. Il colpo di grazia lo hanno dato i lavori di ristrutturazione, definiti di “manutenzione ordinaria”, ma molto spesso definiti tali solo per sfuggire alla lentezza burocratica, e allora anche i cantieri diventano completamente abusivi.
Proprio per evitare questo c’è bisogno di un’urgente regolamentazione dei nostri edifici, perché negli anni si è davvero costruito ovunque, senza sosta, e oggi ci ritroviamo circondati di edifici, palazzi e villoni completamente abusivi. A seguito del crollo di Torre Annunziata è intervenuto il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, mai come in questi mesi sotto pressione dato quello che sta accadendo in Italia, affermando che è arrivato finalmente il momento di una classificazione ufficiale degli edifici esistenti tramite il certificato di stabilità.
Alcuni numeri fanno venire i brividi: in Italia si è costruito fino al 1975 senza norme antisismiche, 1 casa su 6 è a rischio crollo e sono più di 2 milioni le abitazioni nelle quali sarebbe meglio non abitare. L’intenzione del Ministro è dunque quella di introdurre l’obbligo di allegare la certificazione di idoneità statica ai contratti di affitto e di compravendita degli immobili, analogamente all’obbligo già vigente da alcuni anni di allegare la certificazione energetica.
“Com’è obbligatoria la certificazione energetica degli immobili, nei futuri contratti d’affitto e di compravendita lo sarà anche la certificazione statica”
così ha affermato il Ministro Delrio subito dopo il tragico crollo. L’idea, spiega Delrio, “è quella di inserire nei contratti d’affitto e di compravendita la clausola della certificazione statica obbligatoria, al pari della certificazione energetica“. Si tratta di un sistema del tutto simile a quello già in vigore da tempo nel Regno Unito, dove il certificato di stabilità è essenziale per la validità dei contratti immobiliari. Il piano dovrebbe prendere corpo nella legge di stabilità che entrerà in vigore all’inizio del 2018.
Ad aprile è invece partito Casa Italia, un piano a lungo termine voluto da Matteo Renzi a seguito del terribile terremoto che ha colpito il Centro Itala il 24 agosto 2016. Il piano prevede la messa in sicurezza del territorio nazionale, un progetto di cura e valorizzazione del patrimonio abitativo, del territorio e delle aree urbane. Il piano è stato approvato ad aprile di quest’anno dal Parlamento e prevede un investimento di 2 miliardi di euro per l’attività di prevenzione e messa in sicurezza del territorio. Di questi 2 miliardi saranno subito utilizzati 120 milioni di euro per un programma di diagnostica speditiva esteso agli edifici caratterizzati da maggiore rischio sismico. L’intervento coinvolgerà oltre 550.000 edifici residenziali costruiti in muratura portante o in calcestruzzo armato prima del 1980, in assenza quindi di normative antisismiche stringenti, localizzati nei 650 comuni italiani a maggiore pericolosità sismica.
Casa Italia prevede l’avvio di 10 cantieri sperimentali finalizzati a testare soluzioni non invasive di riduzione della vulnerabilità e a comprenderne le condizioni per una più ampia diffusione sul territorio nazionale. I progetti che partiranno per primi sono quelli di Reggio Calabria, Foligno e Feltre, in cui saranno effettuati interventi di risanamento antisismico “leggero”, senza cioè allontanare i residenti. Successivamente saranno coinvolte anche altre città scelte per il piano in base a criteri di vulnerabilità sismica, ovvero Catania, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Sora e Sulmona. Il progetto è supervisionato da Renzo Piano e prevede anche la redazione di una mappa del rischio dei comuni italiani attraverso il quale sarà possibile conoscere il livello di vulnerabilità sismica di ogni edificio italiano. Si tratta di un sistema georeferenziato in cui sarà possibile selezionare il proprio comune e capirne il livello di pericolosità avendo a disposizione una scheda in cui sono riassunte tutte le informazioni sulla vulnerabilità sismica e idrogeologica e sul numero di persone soggette a rischio.
Infine il piano Casa Italia prevede anche la creazione di un archivio informatizzato in cui far confluire tutte le informazioni di cui già oggi le pubbliche amministrazioni dispongono a livello di singolo edificio e che sono disperse tra Agenzia delle Entrate, Catasto, ENEA, Istat e Dipartimento della Protezione Civile. Verrebbero quindi rese accessibili in modo integrato, costituendo una importante banca dati sulle condizioni degli edifici.
Casa Italia e certificato di stabilità potrebbero rappresentare l’opportunità per far sentire i cittadini più sicuri, ma soprattutto la possibilità di coinvolgere tantissimi esperti del settore, magari dando possibilità di espandere lavori e competenze anche ai più giovani per affacciarli al mondo del lavoro, data la grandezza del piano. È arrivato il momento della svolta o potrebbe davvero essere troppo tardi.