Quante volte càpita di vedere un film o un quadro e di capire subito chi sia il regista o chi lo abbia dipinto? O allo stesso modo, di ascoltare una canzone in radio ed indovinare subito il cantante/gruppo? In generale per chi è abbastanza esperto di questi settori accade sovente di inquadrare subito l’autore di un un’opera (cinematografica, pittorica, scultorea o musicale che sia). Anche per i non esperti del settore però è possibile fare collegamenti di questo tipo, perché a volte l’opera presenta caratteristiche così uniche e particolari da rendere impossibile l’errore di riconoscimento.
Questo discorso vale anche nel mondo di architettura ed ingegneria, dove spesso ricorrono tipologie costruttive e forme tipiche e caratteristiche di un professionista piuttosto che di un altro. Solo per fare qualche esempio, sono inconfondibili i ponti strallati a stralli omogeneizzati (ossia ricoperti con una guaina di cemento armato precompresso) di Morandi come il fu Viadotto Polcevera, il Viadotto Carpineto, il Wadi Al-Kuf in Libia e l’Alberto Pumarejo in Colombia.
Ancora, vale lo stesso ragionamento per le opere morbide e sinuose dell’archistar Calatrava: si pensi ai viadotti e alla stazione AV di Reggio Emilia, ai ponti Alamillo e Alameda a Valencia, all’incompiuta Città dello Sport di Roma o alla famosissima Città delle Arti e delle Scienze ancora in quel di Valencia.
In quel degli USA, in Pennsylvania, questo discorso può essere applicato ai tre ponti sospesi costituenti il trio probabilmente più famoso del mondo, quello delle Tre Sorelle di Pittsburgh. Opere note non soltanto per questa peculiarità, ma anche per delle chicche tecniche che vale la pena di approfondire.
Le Tre Sorelle di Pittsburgh rappresentano un trio di ponti sospesi pressochè identici tra loro che attraversa il fiume Allegheny della già citata città della Pennsylvania. Questi hanno assunto tale nomignolo dalla mutua vicinanza fra loro, e sono di fatto più noti così che coi loro effettivi nomi. Che, per la cronaca, sono:
Le Tre Sorelle di Pittsburgh collegano le aree di North Shore e Downtown di Pittsburgh e sono un collegamento di trasporto vitale per la regione. La loro costruzione, risalente al quinquennio fra il 1924 e il 1928, permise di sostituire il precedente Manchester Bridge, che in un solo decennio era diventato inadeguato per gestire il crescente traffico della città. Tanto che nel 1969 venne chiuso e l’anno seguente demolito.
Le tre opere vennero progettate dagli ingegneri Wilkerson Covell e dall’architetto Roush, tutti dipendenti del Dipartimento dei Lavori Pubblici della Contea di Allegheny. Alla storica azienda American Bridge Company, invece, attiva da oltre 120 anni nel settore, va dato il merito dell’esecuzione del trio di ponti.
Da quasi 100 anni (il primo dei tre ad essere realizzato, l’Andy Warhol Bridge, ha da qualche giorno compiuto 97 anni d’età!) questo trio rende iconico il paesaggio della città. Al punto tale da essere anche designati come punto di riferimento storico nazionale dell’ingegneria civile dall’ASCE (American Society of Civil Engineers).
Oltre al loro nomignolo, questo trio di ponti sospesi è molto particolare anche dal punto di vista tecnico. Innanzitutto: perché realizzare dei ponti sospesi per luci così piccole, anziché sfruttare schemi statici più idonei per questo range di lunghezze? Ed effettivamente l’idea originaria fu quella di realizzare due ponti a travatura reticolare (in corrispondenza della Sesta e della Nona Strada) e di un ponte a sbalzo (come il famosissimo Forth Bridge, per intenderci) per la Settima Strada. Tale scelta non ebbe esito per… motivi estetici! Si preferì pertanto la realizzazione di più eleganti ponti sospesi, appunto.
E fin qui dov’è la particolarità? Ancora nulla, ma pazientate ancora per poco, ne vale la pena! La scelta dello schema statico di tipo sospeso mette i progettisti di fronte ad un problema, ossia il ridotto spazio sulle rive del fiume per la realizzazione degli ancoraggi d’estremità degli impalcati. Ecco dunque la soluzione: dei ponti sospesi autoancorati! Ai tempi tale soluzione fu rivoluzionaria, visto che al mondo ne esisteva un solo esemplare, il Deutzer Hängebrücke di Colonia risalente a circa una decina di anni prima.
Con questa particolare soluzione, i cavi principali che sorreggono gli impalcati (altra particolarità, per questo trio di ponti sono catene oculari o eyebar) non sono ancorati alla roccia o a blocchi di ancoraggio situati alle estremità del ponte, ma all’impalcato stesso.
Le particolarità non finiscono qui, infatti le opere presentano uno schema statico finale di ponte sospeso, di ponte a sbalzo, invece, in fase costruttiva. Gli impalcati sono stati infatti costruiti con avanzamento a sbalzo e sorretti da diagonali provvisori in acciaio, smontati all’atto della realizzazione del sistema di sospensione (catenarie oculari e pendini).
Alquanto particolari queste Tre Sorelle, non credete?