Sottilissimo, ottimo conduttore elettrico, estremamente resistente, 200 volte più dell’acciaio, eccezionale conduttore di calore, quasi trasparente ma così denso che nemmeno l’elio può attraversarlo. Potremmo stare ore ad elencare le incredibili proprietà del grafene, un sottilissimo strato di atomi di carbonio che sta rivoluzionando da anni il settore dei materiali, tanto da essere definito il materiale del nuovo millennio. Ma delle sue incredibili proprietà e applicazioni ne abbiamo già parlato dettagliatamente in alcuni articoli (Acque reflue grafenizzate: l’ottava meraviglia secondo la scienza & Le pareti del futuro potrebbero produrre energia grazie al grafene)
Così come ci siamo occupati spesso di materiali innovativi nel settore dell’edilizia, con l’ultima invenzione italiana del cemento alla birra, e delle infrastrutture, con conglomerati bituminosi dalle nuove proprietà. Adesso una società italiana, la Iterchimica di Bergamo, ha deciso di unire il campo dei materiali green con le incredibili proprietà del grafene, creando un materiale che potrebbe avere risvolti epocali: un asfalto al grafene.
L’asfalto brevettato da Iterchimica rispetto a quelli normalmente utilizzati è più resistente ai carichi, agli sbalzi di temperatura e ha una durata di circa 12-14 anni, il doppio rispetto a quelli tradizionali. Tutto questo grazie ad alcuni additivi che vengono aggiunti a inerti e bitume per migliorare l’ecosostenibilità della miscela, mantenendo però intatte e anzi aumentando le prestazioni delle strade. Come idea base l’asfalto di Iterchimica sfrutta l’altissima resistenza all’usura del grafene. Tanto per dare un’idea in termini di resistenza, il grafene è come se fosse lo stadio precedente al diamante, ma questo è ovviamente un concetto semplificato di quello che realmente accade a livello microscopico. Quello che però importa è che l’aggiunta di grafene all’impasto dona resilienza all’asfalto, che ha quindi una maggiore resistenza all’usura e alle condizioni climatiche avverse, e che rende questo materiale perfetto per l’applicazione in campi estremi, come la pista di atterraggio dell’aeroporto di Doha, luogo dalle temperature proibitive sul quale verrà presto testato.
Il punto di forza dell’asfalto al grafene è però la durata. Oggi il tempo di rinnovo di una normale pavimentazione stradale, la cui stratificazione potete ripassarla QUI, è mediamente di 7 anni. Con l’utilizzo del grafene il tempo si raddoppia, portando la manutenzione ad interventi mediamente ogni 12-14 anni. In termini di risparmio per le amministrazioni locali questo potrebbe significare tantissimo, dati i sempre più frequenti tagli di bilancio che inevitabilmente si ripercuotono sulla scarsa qualità delle strade comunali e provinciali, le più usurate di tutte in Italia dato il livello di traffico più alto ma la percorrenza più lenta soprattutto degli autoveicoli pesanti.
Un investimento iniziale importante quindi potrebbe spingere i comuni a puntare sull’asfalto al grafene. Il costo dell’asfalto al grafene infatti è superiore a quello degli asfalti tradizionali, anche se Iterchimica crede fermamente che le proprietà innovative del suo materiale possano portare a benefici soprattutto a lungo termine. Il costo elevato è dovuto principalmente al grafene stesso, che è prodotto artificialmente e ha un elevato costo sul mercato. Iterchimica ha però stretto un accordo con Directa Plus, una società italiana quotata all’Aim di Londra, e che è tra i maggiori produttori mondiali di materiali a base di grafene. Grazie a un lavoro dettagliato le due aziende hanno individuato il giusto quantitativo di grafene necessario per avere i miglioramenti prima descritti, senza però far lievitare troppo i costi. Iterchimica quindi promette che i costi saranno sì più elevati, ma non fuori mercato.
Grazie agli additivi inseriti nella miscela, l’asfalto che viene fresato via quando si rinnovano le strade può essere riutilizzato fino al 100% per realizzare la nuova pavimentazione. I benefici ambientali sono diversi e si accompagnano a consistenti risparmi economici: si evitano lo smaltimento in discarica del materiale fresato, l’estrazione di nuovi inerti dalle cave e l’utilizzo di bitume vergine.
L’Italia è sempre più presente nel campo della ricerca di materiali innovativi, e questo brevetto internazionale depositato da Iterchimica insieme a Directa Plus è l’ultimo di una lunga lista di esempi.
“L’asfalto è il materiale sopra il quale probabilmente passiamo la maggior parte del tempo della nostra vita: solo in Italia ci sono quasi 7.000 chilometri di autostrade, 22.000 chilometri di interesse nazionale, 155.000 chilometri di regionali. In totale un nastro di 185.000 chilometri, a cui aggiungere quelle urbane, le ciclabili, le piste degli aeroporti. E’ un mondo, fatto anche di ricerca, perché ogni posto ha le sue strade e ogni strada è diversa dall’altra per materiali, clima, paesaggio. E la necessità di rinnovare e fare manutenzione. Come può non piacere?“.
Queste sono le parole piene di passione di Federica Giannattasio, amministratore delegato della Iterchimica, l’azienda fondata dal padre Gabriele in provincia di Bergamo e che produce additivi per asfalto dalla fine degli anni ’60. Oggi Federica è alla guida dell’azienda insieme ai fratelli Alessandro e Mariella.
“Il grafene è un progetto tutto italiano e di cui siamo particolarmente orgogliosi, che ci è costato tempo e fatica.” continua Federica. “Tre anni di sperimentazioni e di prove fatte con il Politecnico di Milano, e un passo dopo l’altro siamo riusciti e trovare il giusto equilibrio tra costi e benefici. Ora siamo pronti e aspettiamo l’interesse dei grandi gruppi, degli amministratori locali, delle società di costruzione, dell’Anas, di Autostrade.”
Abbiamo fornito i nostri additivi per pavimentare strade in Russia e in Algeria, dove le condizioni climatiche sono estreme e opposte; stiamo lavorando con il Kazakhstan e la Colombia. Abbiamo filiali in Canada e Romania. E poi perché investiamo nella ricerca il 5% del nostro fatturato, collaborando con università italiane e internazionali. L’asfalto è una cosa difficile da trattare. In Kazakhstan ci sono escursioni termiche di 50 gradi. Come può resistere una strada senza gli additivi che siamo in gradi di produrre? E poi ci sono asfalti fonoassorbenti e drenanti, e anche quelli anti-smog. E stiamo anche lavorando su un asfalto antighiaccio, che abbassa il livello di congelamento del manto, e quindi del rischio, a meno 7 gradi”, un brevetto sulla falsa riga di quello realizzato da un professore di ingegneria civile dell’Università del Nebraska.
“In questi anni la posa di asfalto stradale è scesa da 40 milioni di tonnellate a 22 milioni di tonnellate. Molte aziende non ce l’hanno fatta, noi siamo cresciuti mediamente del 12% negli ultimi anni, perché siamo stati capaci di muoverci bene all’estero. Iterchimica è un modello italiano che funziona e che speriamo di vedere presto su tutte le nostre strade.