Inutile girarci troppo intorno, l’Italia è il paese più bello del mondo, poche storie. Sarà una frase banale, ma è assolutamente vera, provate a confutarla. In qualsiasi regione ci si trovi, c’è qualche meraviglia da osservare e di cui innamorarsi. Da tutto il mondo vengono nel Bel Paese per vedere monumenti eterni come il Colosseo, i Bronzi di Riace o il museo egizio di Torino. In Italia si trova la culla del Rinascimento, Firenze, vera perla storico-artistica che tutto il mondo ci invidia.
Le città ed i luoghi di interesse in Italia si sprecano, per fare una lista completa non basterebbero chilometri di righe. E, pur facendolo, probabilmente ci dimenticheremmo di qualche meraviglia storica, artistica o naturale. Perché, a differenza di tantissimi altri posti nel mondo, l’Italia non è solo Roma, Venezia o Firenze.
Ci sono, infatti, alcuni luoghi molto particolari, vere e proprie meraviglie surreali d’Italia, che non sono meta di turismo di massa. Al contrario, spesso e volentieri sono poco note ai più, perché magari situate fuori mano o in luoghi apparentemente anonimi. E forse anche qui risiede il loro fascino, perché trovarsi di fronte a una di queste opere potrebbe risultare totalmente inatteso e ancora più emozionante.
In onore delle 7 meraviglie del mondo (che siano antiche o moderne poco importa), vi riportiamo un elenco delle 7 meraviglie più particolari e surreali d’Italia. Magari da prendere come spunto per una fuga rilassante e diversa di un weekend.
Iniziamo questo particolare ed avvincente viaggio fra le meraviglie surreali d’Italia dal Nord, precisamente dalla Lombardia. In provincia di Lecco c’è una frazione del comune di Olginate decisamente sui generis, Consonno, nota anche come la città dei balocchi. O meglio c’era, perché attualmente è un paese fantasma, meta di appassionati di luoghi abbandonati e misteriosi. Posto vicino al Lago di Como, il piccolo villaggio ha acquisito notorietà negli anni ’60 e ’70 come sede di un progetto ambizioso e alla fine fallito per costruire un resort di lusso e un casinò.
Il progetto Consonno nacque da un’idea di un eccentrico imprenditore, il Conte Mario Bagno. All’inizio degli anni ’60 Bagno acquistò l’intero villaggio di Consonno e iniziò un ambizioso progetto per trasformarlo in un ricco resort. Ha immaginato un sontuoso complesso che includesse hotel di lusso, casinò, campo da golf, parco divertimenti e altre attrazioni. La costruzione iniziò sul serio e Bagno non badò a spese nella sua ricerca per creare una destinazione grandiosa e sfarzosa. Tuttavia, il progetto incontrò rapidamente le prime difficoltà, fra mancanza di esperienza gestionale di Bagno ed alti costi del progetto, che portarono a ritardi e battute d’arresto.
Nonostante questi ostacoli, il progetto andò avanti e, a fine anni ’60, il resort cominciava a prendere forma. L’edificio principale, una massiccia struttura simile a un castello, era quasi completato e si stavano costruendo il parco dei divertimenti e altre attrazioni. Tuttavia, nel 1976, una frana causata da forti piogge distrusse gran parte del paese e danneggiò gravemente il complesso di Consonno. Il progetto non fu mai ripreso del tutto e Bagno alla fine lo abbandonò. Oggi, le rovine del complesso (liberamente visitabili) sono ancora un inquietante ricordo della grandiosa visione di Bagno e del suo definitivo fallimento.
Spostiamoci a Parma cambiando decisamente tipologia d’opera. Si passa infatti dal trionfo di cemento e acciaio di Consonno al tripudio della natura del Labirinto della Masone. Indubbiamente considerabile una delle più belle meraviglie surreali d’Italia, quello che si trova a Fontanellato è il più grande labirinto del mondo, esteso per quasi sette ettari! L’autore di questa enorme opera d’arte è Franco Maria Ricci, noto editore e collezionista d’arte, che ha dedicato il progetto alla sua passione per i labirinti. Tale interesse si sviluppò anche grazie all’intima amicizia con lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, come una sorta di traduzione fisica delle complesse metafore metafisiche dei libri del letterato, oltre che della sua prematura cecità.
Il Labirinto della Masone è caratterizzato da un complesso sistema di vialetti e siepi che lo compongono, ispirandosi al classico disegno dei giardini all’inglese. Il labirinto, lungo oltre tre chilometri, è composto da più di 200.000 piante di bambù, scelte per la loro rapida crescita e la capacità di raggiungere altezze fino a 15 metri. Il labirinto comprende anche un museo e centro culturale dedicato all’opera di Franco Maria Ricci, ospitante la sua collezione di arte e libri, tra cui manoscritti rari e incunaboli (libri stampati a caratteri mobili). Il museo è ospitato in una serie di edifici progettati dal famoso architetto Pier Carlo Bontempi, che fondono elementi moderni e classici.
Oltre al labirinto e al museo, il Labirinto del Masone comprende anche un orto botanico, un vigneto, un’azienda agricola e diversi ristoranti e negozi di prodotti locali. I visitatori possono esplorare il complesso, fare visite guidate al museo e partecipare ad attività culturali ed educative, come laboratori e conferenze.
Insomma, un vero e proprio viaggio alla ricerca di se stessi!
Restiamo in Emilia, spostandoci pochissimo da Parma e dal suo mistico labirinto e giungendo a Bologna. Il capoluogo della regione emiliana conserva un gioiello prezioso, la Rocchetta Mattei, degna di un posto fra le meraviglie surreali d’Italia. Rocchetta Mattei è un castello medievale situato nella regione Emilia Romagna d’Italia, vicino alla città di Grizzana Morandi. Il castello fu costruito tra il 1850 e il 1860 dal conte Cesare Mattei, famoso scienziato e inventore italiano, che fu anche membro del parlamento italiano.
Il castello è famoso per il suo stile architettonico eclettico, che presenta un mix di stili diversi, tra cui elementi medievali, moreschi e gotici. È anche noto per le sue elaborate decorazioni interne, tra cui affreschi, stucchi e sculture. Il conte Mattei usò il castello come sua residenza e laboratorio, dove condusse le sue ricerche sull’elettromeopatia, una controversa forma di medicina alternativa. Credeva che le malattie potessero essere curate usando l’elettricità per stimolare i naturali processi di guarigione del corpo. Il castello ospitava anche una collezione di strumenti scientifici, molti dei quali progettati e realizzati dallo stesso Mattei.
Dopo la morte di Mattei nel 1896, il castello cadde in rovina e venne, progressivamente, abbandonato. Fortunatamente, negli anni ’60 un gruppo di cittadini del luogo costituì l’Associazione Amici Rocchetta Mattei per restaurare il castello e preservarne il significato storico e culturale.
Oggi Rocchetta Mattei è aperta ai visitatori, i quali possono esplorare le sue numerose stanze e ammirarne l’architettura e le decorazioni uniche, a metà strada fra il fiabesco stile di Disneyland e le forme arabeggianti dell’Alhambra di Granada. Il castello ospita anche una serie di eventi culturali, tra cui concerti, mostre e visite guidate, che mettono in risalto la storia e le tradizioni della regione Emilia Romagna.
Scendiamo giù nella bellissima Toscana, raggiungendo la città di Grosseto. Qui è possibile imbattersi in un parco estremamente particolare, che non può mancare nell’elenco delle meraviglie surreali d’Italia. Ecco a voi il Giardino dei Tarocchi, ubicato a Capalbio, piccolo paese affacciato sul Tirreno vicino a Porto Ercole. Questo particolare giardino porta la firma dell’artista francese Niki de Saint Phalle, che lo realizzò tra il 1979 e il 1996.
Il giardino è ispirato alle carte dei Tarocchi e ogni scultura rappresenta uno dei 22 arcani maggiori. Le sculture, realizzate in acciaio, cemento e vetro, sono colorate e molto dettagliate. Il giardino copre un’area di circa 2 ettari e comprende fontane, laghetti e numerosi sentieri. Percorrendo il Giardino dei Tarocchi sembra quasi di trovarsi nel più famoso Parc Güell di Barcellona, ed effettivamente il progetto è ispirato dalla visita dell’artista al famoso parco catalano progettato dal noto architetto Antoni Gaudì. Saint Phalle volle creare un parco simile in Italia, ma con un focus sui Tarocchi, appunto.
La costruzione del giardino, aperto al pubblico nel 1998, ha richiesto più di 17 anni e l’artista ci ha lavorato fino alla sua morte nel 2002. Oggi il Giardino dei Tarocchi è una popolare attrazione turistica, con visitatori da tutt’Italia e da tutto il mondo. È aperto al pubblico da Aprile a Ottobre e sono disponibili visite guidate per poter conoscere tutti i segreti delle particolari sculture. I visitatori possono anche scegliere di soggiornare in alloggi vicini per esplorare, oltre al giardino, anche l’area circostante.
Il Giardino dei Tarocchi non è solo una bellissima opera d’arte, ma anche una testimonianza della visione e della perseveranza dell’artista. È una destinazione imperdibile per gli amanti dell’arte, gli appassionati di giardini e chiunque sia alla ricerca di un’esperienza unica e magica.
Non troppo distante dal Giardino dei Tarocchi si trova un’altra fra le più belle meraviglie surreali d’Italia. In quel di Bomarzo, in provincia di Viterbo, è possibile passeggiare… fra i mostri! Ci troviamo nel Parco dei Mostri di Bomarzo, noto anche come Sacro Bosco, giardino italiano unico nel suo genere creato nel XVI secolo dall’architetto-antiquario Pirro Ligorio su commissione del nobile italiano Pier Francesco Orsini. Quest’ultimo fece realizzare il giardino come luogo di svago e divertimento per sé e per i suoi ospiti.
Il giardino copre circa 3 ettari ed è pieno di sculture bizzarre e fantastiche, molte delle quali raffigurano mostri, animali e figure mitologiche. Le sculture sono scolpite nel basalto, roccia vulcanica locale, e sono disposte in un paesaggio naturalistico che comprende grotte, cascate e sentieri tortuosi. Alcune delle sculture più famose del parco includono la bocca dell’Orco, una testa gigante in cui i visitatori possono entrare ed esplorare, la Casa Pendente e la Statua dell’Elefante. Molte delle sculture hanno iscrizioni o motti incisi su di esse, che aggiungono un senso di mistero e intrigo.
Il Parco dei Mostri, con la sua aura misteriosa, nel corso dei secoli ha affascinato moltissimi artisti fra pittori, scultori, scrittori e via discorrendo. Giusto per fare alcuni nomi, tanto Johann Wolfgang von Goethe quanto Salvador Dalì furono rapiti dalla particolarità e dall’unicità del luogo. Al punto di poter dire che per il suo dipinto “La tentazione di Sant’Antonio”, Dalì abbia tratto ispirazione proprio dalla visita al parco.
Oggi il Parco dei Mostri resta una popolare meta turistica ed è considerato uno dei giardini più insoliti e affascinanti d’Italia. Con la sua atmosfera surreale e ultraterrena, unitamente ai silenzi e all’intima connessione con la natura, vale assolutamente il tempo di una bella visita.
Il centro Italia è uno scrigno di tesori inestimabile, ad ogni angolo è possibile trovare scorci naturali e borghi dalla bellezza mozzafiato. E la Scarzuola, ubicata nel comune di Montegabbione, in provincia di Terni, non fa eccezione. Stiamo parlando di un complesso architettonico e artistico unico situato appunto in Umbria, progettato e costruito da Tomaso Buzzi, architetto, scrittore e designer italiano della metà del XX secolo.
Il complesso è noto per il suo design quasi irreale e teatrale, che incorpora stili architettonici antichi e moderni, nonché elementi di misticismo e simbolismo. Gli edifici e le strutture della Scarzuola sono disposti attorno a un cortile centrale, con ogni elemento progettato per rappresentare un aspetto particolare dell’esperienza umana o della filosofia. Quest’opera, che a buon diritto rientra fra le meraviglie surreali d’Italia, prende numerosi spunti architettonici del passato. Queste vanno all’antica Roma (ville imperiali, Colosseo, Pantheon) alle Piramidi, passando per il già raccontato Parco dei Mostri di Bomarzo e per le architetture rinascimentali palladiane.
Una delle caratteristiche più distintive di La Scarzuola è l’Acropoli, complesso di edifici e strutture che comprende un labirinto, un anfiteatro in miniatura, una torre e vari giardini e cortili. Un’altra caratteristica degna di nota è la Città Ideale, una città in miniatura costruita all’interno del complesso che rappresenta la visione di Buzzi di una società ideale. La Scarzuola è stata descritta come un “teatro della memoria”, dove i visitatori possono sperimentare un ambiente ricco e coinvolgente che incoraggia la contemplazione e la riflessione. Attualmente abitata dal nipote di Buzzi, Marco Solari, è aperta al pubblico per visite guidate (tenute dallo stesso Soleri) ed è spesso utilizzata come sede di eventi culturali e spettacoli.
La Scarzuola, insomma, è la destinazione perfetta per chi cerca un’esperienza diversa da qualsiasi altra cosa al mondo.
Chiudiamo questa lista delle sette meraviglie surreali d’Italia con un altro labirinto, questa volta però non realizzato con il bambù. Ci troviamo a Gibellina, in Sicilia, e a dirla tutta l’opera di cui stiamo parlando non è neanche naturale, bensì di … calcestruzzo! Il Cretto di Gibellina è una monumentale installazione di land art creata dall’artista italiano Alberto Burri, nota infatti anche come Cretto di Burri.
L’opera nacque in risposta al devastante terremoto del Belice, che colpì la regione nel 1968 distruggendo molti edifici causando la morte di centinaia di persone. All’indomani del disastro, il paese di Gibellina, quasi completamente distrutto, venne abbandonato per essere ricostruito ex novo a pochi chilometri di distanza. Il sindaco della cittadina di allora, a memoria di quanto successo, decise negli anni ‘80 di commissionare a titolo gratuito in segno di solidarietà l’esecuzione di un’opera d’arte nel nuovo centro abitato.
Burri, però, vedendo la città nuova quasi completa e già adeguatamente adornata, decise di visitare invece Gibellina vecchia. Ne rimase colpito al punto da non fare un’opera d’arte nelle macerie della città, bensì di rendere le stesse macerie un’opera d’arte. Ricoprì l’intera area di cemento bianco, creando una sorta di “pelle” sulle rovine. Il risultato è un vasto paesaggio ondulato di bianco che copre oltre 86.000 metri quadrati.
L’opera d’arte vuole essere un potente tributo alle vittime del terremoto e anche una dichiarazione sull’impotenza delle strutture umane di fronte alle forze naturali. Il cemento bianco agisce come una sorta di “velo” sulle rovine, conservandole in un certo senso e trasformandole in qualcosa di nuovo e puro. Considerato uno degli esempi più significativi di land art al mondo, è diventato una delle principali attrazioni turistiche della Sicilia e un simbolo della resilienza della regione di fronte alla tragedia.