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Michele Jamiolkowski, addio all’Ingegnere che salvò la Torre di Pisa

Nel mondo dell’ingegneria e dell’architettura ci sono delle figure il cui solo nome evoca enorme riverenza e rispetto, in quanto universalmente riconosciuto come quello di uno dei padri fondatori o innovatori della materia. Si pensi, a livello di scienza delle costruzioin, a personaggi del calibro di De Saint Venant, Jourawsky o Timoshenko.

O ancora, a livello realizzativo, si pensi alla grandezza di tecnici quali Eiffel (autore di celeberrime opere come la torre che porta il uso nome e che ha numerose copie nel mondo o il Viaduc du Garabit), Morandi (la cui fama trascende l’incuria dei posteri che ha portato al crollo del ponte di Genova) o Brunel (considerato uno degli ingegneri più innovativi e versatili di ogni tempo).

Nomi di ingegneri altisonanti ed importanti, però, non devono essere ricercati solo nel passato, quasi come se attualmente il livello non sia elevato come un tempo. E’ proprio questo il caso di Michele Jamiolkowsi, l’ingegnere geotecnico recentemente scomparso che è stato una figura di riferimento mondiale in questa branca dell’ingegneria. Ripercorriamone le tappe salienti della storia professionale, dando il doveroso merito ad un grande professionista.

Chi era Michele Jamiolkowski

La biografia di Michele Jamiolkowski è, da grande ingegnere che si rispetti, ricchissima di collaborazioni, incarichi di rilevante importanza ed onoreficenze. Nato in Polonia, nella cittadina di Stryj, nel 1932, visse fino alla laurea in geologia nella nazione natale (con annessa segregazione nel campo di concentramento di Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale) nel 1959. Questo, a livello professionale, rappresenta il punto di svolta per la carriera dell’Ing. Jamiolkowski. Si trasferì infatti in Italia, dove si stabilì prendendone la cittadinanza. A quel punto compì degli studi post laurea in ingegneria geotecnica presso il Politecnico di Torino. Ma non finisce qui, visto che a questi seguono altri studi nelle università di Kiev e di Laval (nel Quebec, in Canada) e al MIT di Cambridge negli USA.

Proprio il Politecnico di Torino sarà il suo fulcro formativo, diventandone docente (e poi Professore Emerito) di geotecnica per generazioni di giovani ingegneri (dal 1969 al 2006!). Nell’anno 1979 Jamiolkowski fu tra i promotori del primo corso di Dottorato di Ricerca in Ingegneria Geotecnica in Italia, sempre a Torino. Se dovessimo riassumere in un ipotetico CV tutte le attività di Jamiolkowski, probabilmente ne uscirebbe un bel manuale!

Solo per citarne alcuni, il Prof. Jamiolkowski fu:

  • Presidente dell’International Society for Soil Mechanics and Foundation Engineering dal 1994 al 1997;
  • Presidente del Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre pendente di Pisa dal 1990 al 2001;
  • Associato straniero dell’Accademia Nazionale di Ingegneria degli Stati Uniti;
  • Membro corrispondente dell’Accademia Polacca delle Scienze, nonché editor in Chief della rivista internazionale Geomechnics and Geoengineering;
  • Membro dell’International Advisory Group della Banca Europea per Ricostruzione e Sviluppo del Nuovo Shelter della Centrale Nucleare di Chernobyl dal 1998.

Potremmo andare ancora avanti, ma questo basta per inquadrarne la grandezza tecnica e scientifica.

Il salvataggio della Torre di Pisa

Il nome di Jamiolkowski è noto al mondo per l’incredibile progetto del salvataggio della Torre di Pisa, considerato da molti un vero e proprio miracolo tecnico. La Torre Pendente di Pisa è nota in tutto il mondo per la sua inclinazione di quasi quattro gradi, dovuti ad un cedimento del terreno sottostante che si verificò già nelle prime fasi della costruzione. La Torre, insieme a Battistero e Cimitero formano un insieme mozzafiato di monumenti, considerati esempi supremi dell’architettura romanica del primo Rinascimento. Nel Marzo 1990 avvenne la chiusura della torre al pubblico in quanto dichiarata pericolante e prossima al crollo (principalmente a causa dell’aggottamento di grossi quantitativi di acqua sotterranea che rendeva cedevole il terreno). Il Governo italiano istituì pertanto una Commissione con il compito di sviluppare e attuare misure di stabilizzazione del monumento, cercando di evitarne il crollo (che allora sembrava inevitabile).

Ed è qui che entra in scena Jamiolkowski, che con altre autorità del campo (fra cui Burland) mise in piedi un sistema di ricerche, esperimenti e progetti incredibili che nel 2001 portarono al miracolo. Ossia, al salvataggio della Torre di Pisa, ripristinandone l’inclinazione che presumibilmente il monumento aveva 200 anni prima e salvaguardandone la stabilità per altre centinaia di anni. Giusto per dare l’idea dell’intervento, la torre subì un raddrizzamento di ben 44 cm. “Quando cominciammo a lavorare”racconta Jamiolkowski “la situazione era davvero grave: se non fossimo intervenuti, la torre non avrebbe avuto scampo”.

L’idea (che Jamiolkowski attribuisce con molta franchezza all’ingegnere romano Fernando Terracina, avanzata anni prima su una prestigiosa rivista scientifica britannica, ma ignorata in Italia) comprende numerosi interventi strutturali e geotecnici. Fra i quali sottoescavazioni contropendenza con trivella, contrappesi in piombo per bloccare le inclinazioni e tiranti temporanei d’acciaio.

L’intervento di stabilizzazione della Torre di Pisa. (Credits: Archtetturaweb)

Gli altri contributi ingegneristici di Jamiolkowski

Non solo salvataggio della Torre di Pisa, dagli anni ’60 il Prof. Jamiolkowski risultò infatti coinvolto in numerosissime attività e progetti di fama internazionale. Il suo nome è, ad esempio, fortemente legato ad un metodo per il dimensionamento delle fondazioni a pozzo (particolarmente impiegate ad esempio nelle sottostrutture dei ponti in acqua). Partendo da una particolare schematizzazione delle caratteristiche del terreno in situ, Jamiolkowski espose un metodo di dimensionamento delle fondazioni a pozzo basato sul criterio della limitazione delle deformazioni ammissibili.

Stralcio del metodo di dimensionamento di fondazioni a pozzo. (Credits: Rassegna Tecnica)

A partire dai primi anni ’70 Jamiolkowski fece parte dell’elite dell’ingegneria (italiana e non solo) che gettò le basi per il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messsina (che, dopo decenni di tante parole e niente fatti, sembrerebbe finalmente aver intrapreso l’iter definitivo per la realizzazione). Nella fattispecie, fra le attività che lo hanno visto coinvolto ci sono state quelle di valutazione degli effetti dei forti venti e sismi che caratterizzano la zona, oltre che al comportamento marcatamente elastico del terreno.

Continuando, Jamiolkowski ha dato il suo contributo d’autore anche in progetti esteri di rilevanza internazionale. Uno su tutti  è lo studio per la copertura del reattore n° 4 esploso a Chernobyl (il cosiddetto “Sarcofago” in acciaio e cemento armato).  

Terra (Torre di Pisa), aria (Ponte di Messina) e fuoco (Chernobyl). Poteva mancare l’acqua nel CV di Jamiolkowski? Certamente no, e infatti il Prof. ha collaborato proficuamente alla realizzazione del Mose di Venezia. Tutte opere (indipendentemente dalla compiutezza) di notevole importanza e caratura nel panorama ingegneristico italiano e mondiale. Biglietti da visita di assoluto valore per mettere in risalto la figura di Jamiolkowski, Prof. e Ing. Senza alcun dubbio annoverabile fra i grandi della materia.

Published by
Shadi Abu Islaih