Infinity Bridge di Dubai, il colosso “made in Italy” compie un anno
Esistono strutture ed opere costruite dall’uomo che, oltre ad assolvere la funzione per la quale sono state concepite, trasmettono un senso di solennità, grandiosità ed imponenza che lasciano senza parole. Di esempi se ne possono fare innumerevoli, ma ne bastano pochi per inquadrare la questione. Chiunque si rechi a Parigi non può rimanere indifferente di fronte alla maestosità e all’eleganza della Torre Eiffel. Come chi si reca a Roma, la Città Eterna, resta a bocca aperta guardando il Colosseo. O ancora, come hanno potuto gli antichi erigere migliaia di anni fa un monumento come Stonehenge (che per un periodo, forse non tutti lo sanno, fu proprietà privata)?
Se poi lasciamo l’Europa, c’è la possibilità di imbattersi in strutture probabilmente ancora più ardite e magniloquenti. Nel continente americano si spazia dai misteri della magica Machu Picchu alla Statua della Libertà. In Asia, fra le altre, la meravigliosa Petra, la Grande Muraglia Cinese e tre fra le opere moderne più incredibili costruite dall’uomo, il Burj Khalifa (il grattacielo più alto del mondo), il Burj al-Arab (l’albergo a forma di vela) e Palm Jameirah (la sfarzosissima isola a forma di palma). Queste ultime tutte situate in quel di Dubai.
Proprio a Dubai, negli Emirati Arabi, sorge l’opera che ci accingiamo a raccontare. A modo suo è un qualcosa di unico ed incredibile a livello di concezione strutturale. Stiamo parlando dell’Infinity Bridge, che ha appena compiuto il primo anno di servizio nella futuristica città del paese arabo.
Una panoramica sull’Infinity Bridge
Dubai, come ormai si è capito, è famosa per le sue numerose meraviglie strutturali. Unitamente al suo paesaggio urbano che vanta numerosi grattacieli altissimi e un’architettura magnificamente unica a perdita d’occhio. In mezzo a tutto ciò, ci sono anche molti imponenti progetti infrastrutturali costruiti per semplificare il pendolarismo in tutta la metropoli. L’Infinity Bridge è uno di questi. Con l’iconico design a doppio arco incrociato tipo Langer che rappresenta matematicamente l’infinito, questo straordinario risultato di ingegneria è destinato a diventare sinonimo delle infinite ambizioni e obiettivi della città.
Annunciato nel 2018, l’Infinity Bridge fa parte del progetto Al Shindagha Corridor. Questo si estende per quasi 13 km a servizio dei futuri sviluppi quali Dubai Seafront, Port Rashid, Deira Islands e Dubai Maritime City. L’Infinity Bridge è stato costruito sul Dubai Creek lungo il tunnel Al Shindagha. L’opera è imponente, in quanto l’impalcato si compone di sei corsie per senso di marcia e una pista combinata di 3 metri per pedoni e ciclisti. Complessivamente il ponte è lungo 300 metri, largo 22 metri e alto circa 15 metri.
Con l’apertura di quest’opera, il numero di corsie che attraversano il Dubai Creek è passato da 48 a 60. Ciò ridurrà senza dubbio la pressione del traffico nelle parti circondariali della città.
Il ponte, costato circa 107 milioni di dollari, è progettato per permettere un flusso massimo di circa 24’000 veicoli all’ora nelle due direzioni, per un totale di circa 100’000 veicoli giornalieri. La sua struttura a 15 m di altezza sopra il livello del fiume che scorre a Dubai consente completa libertà di movimento a grandi barche e yacht sotto di esso. Un’opera bella di per sé, che al calar della luce si colora regalando uno spettacolo ancora migliore!
Una panoramica sull’Infinity Bridge
Il ponte è realizzato in cemento armato ad eccezione dell’iconico arco, fatto interamente in acciaio. Particolarmente interessanti sono le fasi costruttive di questo componente strutturale. L’arco è costituito da 40 segmenti (i più grandi pesanti fino a 130 tonnellate) che raggiungono un’altezza di 42 metri e una lunghezza della campata di 135 metri.
C’è un po’ di Italia nella realizzazione dell’Infinity Bridge, grazie all’azienda di costruzione trevigiana Maeg, coinvolta nelle fasi di progettazione, fornitura e posa in opera delle strutture metalliche. L’installazione è avvenuta in due distinte fasi:
- una prima fase, in cui 10 centine ad arco vengono posizionate con gru cingolata da 600 tonnellate posata su una chiatta e parzialmente incorporate ai pilastri in calcestruzzo per consentire poi il completamento dell’impalcato della struttura;
- una seconda fase, iniziata col montaggio di macro-segmenti di circa 100 tonnellate e 41 metri di lunghezza, usando una gru cingolata da 600 tonnellate posata su una chiatta. I segmenti ad arco sono collocati su torri temporanee alte 35 metri, di cui quattro in acqua, quattro sopra il sistema di protezione del molo composto da pilastri e cinque sopra l’impalcato. Lo strato finale del trattamento di verniciatura, una volta giuntati i vari conci, conferisce allo stesso un particolare aspetto argenteo metallico.
Queste imponenti operazioni di sollevamento in particolari condizioni hanno visto il supporto della società olandese Mammoet e di quella autoctona Aertssen Machinery Services, specializzate in questo tipo di lavori.
Vista la particolarità dell’opera (che in alcuni punti di connessione ammette tolleranze limite di 20 mm), questa è stata completamente sviluppata con metodologia BIM (Building Information Modeling).
Nulla si lascia al caso, dunque, per un’opera dalla bellezza (e non solo) infinita!